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21 ottobre 2021
rosella lisoni
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IL MATERIALE EMOTIVO regia Sergio Castellitto

Da un soggetto di Ettore Scola, sceneggiato da Margaret Mazzantini Sergio Castellitto dirige un film che è un omaggio al grande regista de “La Famiglia”.

L’ombra di Scola è presente lungo tutto il corso del film tanto da paragonare la libreria polverosa in cui Vincenzo vive alla terrazza dei film di Scola. 

Storia di due solitudini, quella di Vincenzo e quella della figlia Albertine (Matilda de Angelis) che a causa di un incidente è costretta sulla sedia a rotelle e si chiude in mutismo che la isola dal mondo e la costringe a vivere nel piano superiore della libreria al riparo da tutto e tutti. Le due solitudini saranno sconvolte dall’arrivo di un’attrice esuberante (Bérènice Bejo) che irrompe in libreria, sconvolge le vite dei due protagonisti e li spinge a vivere di nuovo emozioni dimenticate.

L’ambientazione parigina ricostruita nello studio 5 di Cinecittà avvicina il film ad una rappresentazione di un’opera teatrale, come suggerito dall’incipit e dal finale con l’apertura e la chiusura del sipario. Il buio infatti che domina nel film rimanda al buio che avvolge lo spettatore durante la messa in scena dell’opera teatrale e la luce della scena finale in cui Albertine è la protagonista non è altro che luce della vita.

Non a caso accanto alla libreria polverosa di Vincenzo che raccoglie testi di Flaubert, Dostoevskij, Calvino, si intravedono le luci del portone d’ingresso del Thèatre de la Providence dove recita Albertine. Mondo magico e misterioso al quale lo spettatore non può accedere se non nel finale del film.

Film originale che rappresenta un approdo importante per Castellitto, il quale evidenzia e rivaluta il ruolo dell’artista, il suo potere salvifico e rigenerativo ed esalta il ruolo del teatro, luogo in cui irrompe il reale. 

Il film però risulta a tratti stagnante e poco scorrevole, lento e statico.

L’elemento vitale, l’esuberanza di Yolande che appare scompare per tornare di nuovo a infondere emozioni e vitalità nel mondo dei due protagonisti rimasti prigionieri nella libreria dai tomi polverosi, non riesce a far decollare il film.

Simpatica carrellata di personaggi alla Balzac che popolano la libreria, quasi una nuova Comédie Humaine: il prete, il clochard, il professore ladro e l’esuberante cameriere- il rapper Clementino- che ogni mattina porta la colazione a Vincenzo, anche loro però quasi immobilizzati, statici, privi di un vero spessore.

Sebbene ben diritto e a tratti onirico il film non convince appieno, ma tiene incollatolo spettatore in un vortice di emozioni sempre nuove, quasi un racconto incantato in cui ci si perde nel bosco per ritrovare la strada maestra che conduce nel sentiero della vita.

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