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4 ottobre 2021
rosella lisoni
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RESPECT regia di Liesl Tommy

“Cantare è sacro, tesoro e non devi farlo solo perché qualcuno te lo chiede!

La cosa più importante è che tu venga trattata con dignità e rispetto!” queste le parole di Barbara Franklin madre di Aretha, che risuonano nel film come un mantra e indicheranno ad Aretha la strada maestra che la condurrà dritta al successo.

La bimba che muove i suoi primi passi cantando nei cori gospel della chiesa sotto la guida del padre, il reverendo C.l. Franklin, la bimba rimasta orfana di madre a dieci anni, scioccata da violenza sessuale in tener età, si trasformerà in una donna di infinito talento, pronta a battersi per i diritti civili degli afroamericani e a diventare finalmente padrona della sua vita.

Le ombre, le tenebre, i demoni saranno sempre lì in agguato, in attesa di affacciarsi di nuovo sul suo cammino, ma Aretha troverà sempre il modo di affrontarle senza farsene soffocare.

Nei momenti bui della sua vita sarà proprio la musica, la sua passione per il canto, il suo talento e la sua forza di volontà a impedirle di sprofondare nel baratro. Anche nei momenti di estremo dolore, di dolorose crisi matrimoniale Aretha non si piegherà mai.

Drammatica la sua apparizione sul palco in stato di ebbrezza che le causerà una brutta caduta, ma sottolineerà l’emblematica e indomita volontà dell’artista che la trascinerà verso la strada della rinascita. 

Il biopic di Liesl Tommy restituisce a tutto tondo l’immagine di grandezza e fragilità di Aretha Franklin, l‘essenza autentica di un’artista di straordinario talento, della regina del soul la prima donna a entrare nella Rock'n'Roll Hall of Fame.

A scegliere l’attrice Jennifer Hudson già premio Oscar come interprete della regina del soul fu la stessa Aretha Franklin prima di morire, intuendone il talento. 

L’immagine che emerge è quella di una diva, con le sue dipendenze, i suoi demoni, ma posseduta da un talento fuori del comune e da una determinazione che la spingerà a non arrendersi mai.

Il film è anche un ritratto dell’America di quegli anni, dagli anni 50 ai 70, delle lotte alle discriminazioni razziali, contro le quali Aretha si impegnò divenendo un’impegnatissima attivista. Sono gli anni di Martin Luther King, amico personale del reverendo Franklin, che Aretha conosce e con il quale si relaziona, gli anni dell’emancipazione femminile in una Detroit cupa e in continuo fermento.

Respect è quanto mai attuale e testimonia come l’esperienza di Aretha sia ancora valida e di estrema attualità, in un momento in cui i movimenti contro la violenza sulle donne fanno sentire forte la loro voce.

La chiesa, dove sta avvenendo la registrazione dell'album da record Amazing Grace, è la location in cui il film inizia e termina, come a sottolineare il ruolo decisivo dell’esperienza gospel e della fede nella formazione artistica ma anche e soprattutto di donna di Aretha.

Fondamentale il rapporto dell’artista con l’universo maschile, un rapporto contrastato, difficile, di dipendenze e di abusi, pensiamo al padre-padrone il reverendo Franklin, al primo e al secondo marito, rapporti che la condurranno a maturare un atteggiamento di 

autonomia e indipendenza, che la guiderà verso il cammino del successo.

Da non sottovalutare l’attenta ricostruzione degli interni, degli abiti usati da Ree Ree, come veniva chiamati dai suoi cari Aretha. Abiti che mostrano la cura meticolosa della cantante nella scelta del suo guardaroba che diviene sempre più raffinato e sofisticato man mano che il successo aumenta, quasi a sottolineare l’ascesa di una diva la cui vita ancora oggi fa sognare.

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