“Quante possibilità ci sono che ci rincontriamo di nuovo?
Una possibilità così bassa che statisticamente viene definita irrilevante”.
Ad Anna e Marco invece questa possibilità viene offerta loro dal destino, dal fato o dalle coincidenze.
Lei una fumettista, impulsiva e controcorrente, lui un professore di Fisica, razionale “fissato con i numeri”, convinto che ogni fenomeno abbia una sua spiegazione, che si incontrano per caso in un giorno di pioggia e, non per caso, riescono, da veri supereroi, a trascorre insieme 20 anni della loro vita.
Paolo Genovese torna al cinema con un film tratto da un suo romanzo e cerca di rimettere insieme il puzzle di un rapporto d’amore complesso, ma estremamente vero e coinvolgente.
Dopo “Immaturi” “Tutta colpa di Freud” ”Perfetti sconosciuti”, “Supereroi” è il suo film più completo, anche se non mancano luoghi comuni fortemente esibiti, o cadute di regia, che si rivela a tratti traballante.
In questa girandola di sentimenti, tradimenti, silenzi pesanti, non detti, gioie esibiti, dolori celati, passione frenata e indecisione i due protagonisti portano avanti un rapporto amoroso coinvolgente e affatto scontato, che si sposta da Milano a Ponza, da Copenaghen e Marrakech.
Eros e Thanatos si rincorrono lungo tutto il dipanarsi degli accadimenti, il tempo prima negato da Marco, in quanto “non esiste”, viene poi riscoperto dallo stesso “non è vero che il tempo non esiste, esiste e come, ce ne accorgiamo soltanto quando non lo abbiamo più a disposizione, per questo fatene buon uso”.
Ed è il tempo a scandire gli alti e bassi del rapporto d’amore tra i due protagonisti, il tempo ad evidenziare le gioie, i dolori e a dar senso al vissuto.
Echeggiano nel film i tratti di regia cari a Muccino, anche se i ritmi di Muccino sono più serrati, più stringenti, ma i dubbi, le incertezze, le fughe, i ritorni dei protagonisti rimandano ad un cinema tutto mucciniano.
Interessante la colonna sonora, dalla cover di “Sei bellissima” alla canzone di Ultimo, tratta dal suo ultimo album”Solo”, che ci trascina in un presente reale, tangibile per poi riportarci indietro in un passato lontano, fuori dal tempo.Flash back e realtà si rincorrono quasi a confondersi ed evidenziano un tempo fatto di ricordi e attese future, in cui lo spettatore può perdersi, anzi deve perdersi, perché il tempo, sembra suggerirci Genovese, è quello ricordato, quello che ha lasciato una traccia dentro di ognuno di noi, che ci ha cambiato, il resto è quotidianità.
Il rapporto tra Anna e Marco infatti teme la quotidianità, la routine, teme il tempo.
Nel film la matematica ha un ruolo fondamentale, i numeri, i calcoli tanto odiati da Emma, sono parte fondamentale della vita di Marco, per il quale il mondo è retto da formule algebriche.
Nella vita però non è mai così’, non tutto è calcolabile, non tutto è riconducibile a calcoli e previsioni e il regalo finale che Emma farà a Marco sarà proprio all’insegna del mistero, dell’incalcolabile e lascerà Marco nello sconforto totale, ma gli fornirà la giusta chiave di lettura della vita, il segreto della felicità: “L’ho scelta perché avevo bisogno della sua pazzia per non impazzire io".