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26 aprile 2020
rosella lisoni
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vite in comune

“Il lockdown mi è servito a comprendere meglio i miei figli”, parla la prof. Sonia Nulchis

Sonia Nulchis è  una mamma come tante,

Trascorre le sue vacanze nella Tuscia, adora Viterbo e le sue acque termali, che ormai per lei sono diventate un appuntamento fisso nel periodo autunnale.

Sonia, dopo un passato nel cinema d’animazione ora insegna lettere presso la Leonardo da Vinci e Nucula di Terni. Due figli uno di nove e una di quindici, connessi anche loro per la didattica on line.

Il piccolo è vivace quanto basta per tirare colpi di pallone in casa abbattendo ogni libro, soprammobile o quadro presente. Non è mai stanco e il momento della lezione è un incubo quotidiano in parte dovuto alla scarsa connessione internet presente nel mio bel palazzo antico.

“Mi sono arresa alla fibra” ci racconta Sonia, “non volevo,  ma ahimè ho dovuto assecondare la richiesta di ulteriore gigabyte dei quali non ho mai sentito la necessità.

La compagnia telefonica mi ha detto che potrò anche vedere un sacco di materiale in tv visto che c’è incluso nel prezzo per tre mesi.

Il mondo virtuale non mi appartiene ma in questo momento siamo tutti davanti a un pezzo di vetro per interrogare gli studenti, per farsi interrogare o semplicemente per un abbraccio o un bacio. Lui è ormai IL protagonista della nostra vita ma è e rimarrà comunque un pezzo di vetro. Io sono un’insegnante “erotica” direbbe Galimberti, e quello che vorrei dire o trasferire ai miei studenti ora è solo una nozione troncata dalla linea instabile.

Vedo mia figlia adolescente spesso rinchiusa nel suo mondo onirico, senza più un patto tra giorno e notte.

Il quarto ginnasio è iniziato con una grande paura e contentezza di essere ormai approdata nella scuola giusta, quella che le fa studiare Cicerone, quella che le fa capire più di ogni altra cosa che l’amore è sempre una lotta tra Eros e Psiche.

Ora è molto annoiata e la condizione attuale le pesa molto.

Le ripeto di farsi forza, di prendere una boccata d ‘aria di farsi cinquanta giri intorno al palazzo con la mascherina poi tornare a casa.

La supporto molto, suggerendole che presto la situazione cambierà.

Nel frattempo l’altra sera si è immersa nel mondo virtuale che mai prima avrebbe mai osato toccare. Ha fatto l’una di notte per vedere il concerto evento di Trevis Scott su Fortnite. Scoprendo poi al telegiornale che 12,3 milioni di persone hanno assistito al concerto.

Per la prima volta devo dire che ho avvertito un grande divario generazionale mai avvertito prima.

La realtà è che pur essendo un’insegnante la lezione più difficile è quella di educare i miei figli ed in questi giorni cercare di far vivere loro una normalità che normale non è. Non è normale stare la maggior parte del tempo solo con la madre, non è normale stare in casa e non poter mai uscire, non è normale sapere quello che riserverà loro il futuro. Mi ripeto e ripeto sempre ai miei studenti che sono fortunati perché quello che tentavo di spiegare loro sui libri, la reclusione, i bombardamenti, la sofferenza del dopoguerra ora lo stanno vivendo e diventeranno una generazione più forte di quella che ora sta discutendo senza trovare soluzioni.

Ma sarà vero?

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