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17 febbraio 2020
rosella lisoni
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Gli anni più belli”, riuscito il ritorno sul grande schermo di Gabriele Muccino

Torna sullo schermo, dopo quasi un anno dal suo ultimo film , Gabriele Muccino con ” Gli anni più belli”.

Protagonisti 4 amici: Paolo, Giulio, Riccardo ed Emma e con loro le vicende dell’Italia dagli anni 80 ai giorni nostri.

Lo spettatore è coinvolto nella caduta del muro di Berlino, nell’Italia di Mani Pulite, nell’ascesa al potere di Berlusconi  nel crollo delle Torri Gemelle e nella nascita del Movimento 5 stelle. Un intreccio di storie, passioni, delusioni e speranza in un’Italia che cambia e che ci cambia.

I quattro protagonisti  parlano direttamente in platea,  si rivolgono al pubblico in sala, quasi a coinvolgerlo in prima persona,  ad interrogarlo, a ricevere da lui un riscontro. Ognuno ha la propria vita, la propria intimità, vissuta all’interno della propria casa, che anche in questo film di Muccino diventa un elemento fondamentale, quasi il riflesso del personaggio che la abita.

Semplice quella di Paolo, umile quella di Riccardo, sfarzosa e imponente quella di Giulio e inesistente quella di Emma, che si vede costretta a peregrinare per buona parte del film alla ricerca di una casa in cui vivere.

Il file rouge che lega tutte le vicende dei quattro protagonisti è “la ricerca di ciò che fa stare bene”. “Deve star bene a te” dirà Giulio alla figlia in un momento di intimità, quasi a sottolineare che ognuno trova il  proprio equilibrio a modo suo, ognuno ha la propria felicità da inseguire. Chi come Giulio nell’affermazione personale che passa attraverso il benessere economico, chi come Paolo inseguendo il proprio sogno professionale e sentimentale , chi come Riccardo inseguendo i propri ideali e chi come Gemma rincorrendo sogni fatui per capire, soltanto nel finale del film, cosa sia l’amore e cosa conta davvero nella vita. Film ben diretto, con una bella fotografia, la colonna sonora del maestro Piovani e le canzoni di Claudio Baglioni in sottofondo,  e ricco di citazioni cinefile. Come non pensare a Scola del film ” C’eravamo tanto amati”, a Fellini de ” a Dolce vita” e al neorealismo di De Sica, soprattutto nella prima parte del film in cui i protagonisti sono giovani, inesperti e vivono di espedienti. La struttura del film però è “mucciniana”,  ha i suoi ritmi, i suoi colpi di scena, i suoi momenti di grande tensione, come quando Emma sale le scale, di corsa, all’inizio e alla fine del film, in uno dei passaggi più coinvolgenti e significativi nell’economia del racconto filmico.

Sarà soltanto in quel salire le scale per la seconda volta che Emma capirà cosa conta nella vita. Sarà quella la chiave di volta della protagonista femminile che renderà maturo e completo il suo personaggio.

Emma finalmente prende coscienza della vita, realizza che la vita le ha offerto la seconda opportunità per essere felice e stavolta non se la farà scappare. Stavolta vivrà i suoi anni più belli, stavolta anche lei sarà felice.

In fondo gli anni più belli sono quelli che verranno, sono quelli che la vita ci offrirà se non smetteremo mai di inseguire i nostri sogni, se continueremo a essere fedeli a noi stessi, a non tradire i nostri sogni.

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