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25 febbraio 2020
rosella lisoni
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“Sorry we missed you”, Ken Loach a 83 anni indaga ancora mirabilmente sulle disuguaglianze della società del terzo millennio

Attuale e mai fuori moda, torna il Ken Loach impegnato, di denuncia, che indaga nel quotidiano della vita dei “nuovi schiavi”, dei nuovi indigenti, che la società mette all’angolo. Sono le persone comuni, che perdono il lavoro, che lottano con estrema dignità, che non vogliono arrendersi e che per questo si spingono verso situazioni estreme, a casa di un infinito senso di responsabilità.

La lotta, la spinta al miglioramento, a”fare il salto” come dice Ricky,  il protagonista.

A 83 anni, Ken Loach non perde un colpo  e ci restituisce uno spaccato di vita della media borghesia inglese, ancora schiava del precariato, che a fatica riesce a sbarcare il lunario. Film duro, spietato, di denuncia,  come solo Loach sa fare, crudele come la società in cui la famiglia di Ricky e Abby vive.

Il protagonista, Ricky, ha perso il lavoro e, pur di realizzare il suo sogno: comprare una casa per la famiglia, accetta di mettersi al servizio di un “impresario” e consegnare porta a porta col suo furgone i pacchi acquistati dai clienti.

Privati di tutto i poveri protagonisti saranno trascinati in una spirale di disperazione sempre crescente.

Tanto più aumenta la disperazione familiare, tanto più i 4 personaggi del film si trasformano…

Cambia il carattere, si induriscono i genitori, i figli si ribellano a modo loro  diventando violenti con gli altri ragazzi

La dolce Abby diventa crudele e spietata mostrando un lato del proprio carattere allora sconosciuto.

Significativa la telefonata col datore del lavoro del marito in cui rivendica dignità per il suo uomo malato e costretto al pronto soccorso per ore.

” non sono una persona che dice parolacce io, non le ho mai dette” si scuserà poi con gli altri pazienti in sala d’ attesa del pronto soccorso.

La vita cambia e ci cambia.

L’ amore soltanto non basta.

Senza dignità  senza un ruolo all’interno della società, senza lavoro non si può vivere   si sopravvive.

Gli unici personaggi dolci del film sono gli anziani pazienti di Abby, che vivono una vita parallela a quella reale, in cui i problemi non sembrano sfiorarli.

Quasi un mondo parallelo dove, strano a dirsi, c’e’ sempre qualcuno che si prende cura degli altri.

Loach ci mostra l’ altra faccia della società.

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