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20 aprile 2020
rosella lisoni
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vite in comune

“Tra smart working e conference-call cambieremo il rapporto uomo-natura”, parola ad Antonio Galletta, funzionario Prefettura Viterbo

Antonio Galletta lavora in Prefettura da molti anni.

 Fresco di laurea nel 1985 ha iniziato la sua attività lavortiva.

Attualmente n forza presso il serizio amministrativo contabile, si occupa del pagamento di pensioni del personale civile e della Polizia di Stato e di attività contrattuali e relativi sistemi di pagamento.

Antonio attualmente, considerando l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, in quale attività è coinvolto?

 

La peculiarità della amministrazione dove lavoro, quale Ufficio territoriale del Governo,  mi coinvolge, in presenza di determinati eventi di rilevanza sociale, a concorrere alle gestione delle emergenze nell’ambito del sistema di Protezione Civile Nazionale.

E’ dai nostri uffici che la “lunga mano” del Governo arriva ai Comuni e quindi ad ogni cittadino che possa trovarsi in difficoltà durante queste particolari situazioni.

Emergenze naturali ed umanitarie ne abbiamo vissute molte in questi anni ma oggi, per la prima volta, siamo di fronte ad un’emergenza sanitaria planetaria dai risvolti incerti che sta cambiando e cambierà sicuramente il nostro modo di vivere e le nostre abitudini.

Una sfida non prevista in questo nuovo millennio che dovrà necessariamente farci riflettere sul rapporto “ancestrale uomo/natura”.

E’ cambiato l’approccio al modo di lavorare mi sembra di capire?

Certo, l’ emergenza nel giro di poco più di un mese, come dicevo, ha cambiato improvvisamente anche il nostro modo di lavorare e di organizzazione del sistema di comunicazioni.

Smart working, conference call, fino a poco tempo fa’ applicate prevalentemente nelle  aziende private, hanno catapultato tutte le pubbliche amministrazioni in un “nuovo mondo” ed oggi, nella nostra unità di crisi, attivata al riguardo con gli altri soggetti istituzionali chiamati a gestire l’emergenza (Asl, Protezine Civile Reginale, Ares, Forze di Polizia, Enti locali) sono diventati il nuovo “leit motiv” della nostra attività.

Come procede il lavoro “da remoto”, pensa porti a risultati accettabili?

Personalmente, dopo qualche giorno iniziale di disorientamento sulla nuove modalità di approccio al “nuovo lavoro” imposto dallo smart working, con il passare dei giorni ho trovato, unitamente con i colleghi dell’ufficio, un equilibrio accettabile dal punto di vista operativo, e l’uso delle moderne tecnologie di servizi in rete con files condivisi in server centrali, ci ha consentito una buona continuità operativa e la regolare erogazione dei servizi alle altre amministrazioni ed ai cittadini.

Abbiamo anche creato a supporto una chat di WhatsApp dove oltre a confrontarci e scambiarci i dati lavorativi, a fine giornata si trasforma in una community attiva con foto, filmati, brani musicali, commenti, battute che oltre a tenerci compagnia in questa quarantena ci aiuta anche a tenere “alto” il morale in queste difficili giornate primaverili in attesa del ritorno alla normalità.

Nessun rimpianto per il lavoro d’ufficio?

Certo, ci manca la visione diretta, il buongiorno con il sorriso – in queste giornate sostituito da una simpatica emoticon – il confronto diretto e la discussione, la possibilità di un caffè o la pausa pranzo in comune, ma auguriamoci che quanto prima, l’annunciata fase 2 di questa emergenza ci conduca al ripristino di una “nuova normalità” con l’attuale sistema lavorativo, sebbene pratico e funzionale, da considerarlo una buona alternativa per le pubbliche amministrazioni da sviluppare e migliorare ulteriormente attraverso il potenziamento della rete internet su tutto il territorio nazionale anche in funzione del sistema 5G ormai prossimo a partire.

Cosa le ha insegnato questa nuova modalità lavorativa?

L’esperienza di queste settimane potremmo considerarla nell’insieme un buon test del sistema nel suo complesso anche se, purtroppo, i risvolti socio economici che ci lasceremo dietro questa emergenza sanitaria non saranno recuperabili facilmente ed il rischio di approfondimento del divario sociale nel nostro Paese è fortemente a rischio di aumento in modo significativo.

Quale futuro ci aspetta a suo modo di vedere?

Davanti a noi ci aspetta un futuro tutto da scrivere, un’ennesima sfida che una politica attenta ed illuminata è chiamata e obbligata ad affrontare a sistema con interventi coordinati e condivisi anche con i partner comunitari, per l’assetto istituzionale paneuropeo vigente; a noi cittadini tutti, l’adozione di comportamenti diversi, più consapevoli e solidali per garantire alle prossime generazioni che lo sciame di questo virus che ha invaso ormai tutto il pianeta rimanga una esperienza dalla quale correggere gli errori commessi e ripensare, altresì, un nuovo bilanciamento del rapporto ancestrale uomo/natura, ricordando che, come diceva il poeta, la “natura è matrigna”.

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